Nel caso di Intesa Sanpaolo, il crollo del prezzo del titolo è stato costante: dopo due anni di ribassi, le sue quotazioni azionarie hanno toccato un minimo di 1,45 euro nel marzo del 2009, prezzo destinato a scendere ulteriormente negli anni successivi, fino ad arrivare addirittura sotto la soglia di un euro nell’estate del 2012. Successivamente si è assistito ad un graduale ed incoraggiante rialzo, che ha accomunato azioni ed indici del vecchio continente e che ha permesso al titolo di riguadagnare quota fino ad attestarsi intorno al valore di 3,50 euro per azione nel 2015. Il rallentamento dell’economia del colosso cinese e alcune turbolenze dei mercati asiatici hanno decretato tuttavia un ulteriore ribasso, che ha portato il titolo verso i valori attuali, intorno ai 2 euro per azione. Occorre inoltre dire che Banca Intesa, così come tutti gli istituti italiani, subisce le difficoltà finanziare dovute a problemi di capitalizzazione di molte banche, nonché a complicate riscossione di crediti, fatto che ha portato alla creazione del fondo Atlante e all’idea della fondazione di una “bad bank” sulla quale far confluire i crediti di difficile riscossione.
Alla luce di questo scenario, il momento attuale non è quello più congeniale per acquistare titoli di Intesa Sanpaolo, sebbene alcuni osservatori consigliano di sfruttare questo momento per intervenire in un mercato che propone prezzi assai bassi e che potrebbero dunque salire in futuro, in caso di una risoluzione dei problemi finanziari del comparto bancario e di una ripresa economica. Si tratta in ogni caso di dinamiche che si svilupperanno solo nel lungo termine, per cui si consiglia di monitorare il titolo senza farsi prendere dalla fretta di acquisti sconsiderati.