Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha espresso forte preoccupazione per il risultato del referendum inglese sull’uscita della Gran Bretagna dalla Comunità Europea, che si terrà giovedì prossimo. FMI afferma infatti che la Brexit (termine coniato ad hoc per riferirsi all’eventualità di uscita) potrebbe portare la Gran Bretagna alla recessione nel 2017 e questo provocherebbe un effetto «negativo e sostanziale nel lungo termine», daneggiando le economie europee.
In termini generali “l’Unione Europea e’ piu’ importante per la Gran Bretagna di quanto la Gran Bretagna non lo sia per l’UE” afferma il Fondo Monetario, sottolineando che l’uscita della Gran Bretagna è associata ad una “considerevole incertezza”, con “potenziali implicazioni per il commercio e gli investimenti, la produttività, il mercato del lavoro e le finanze pubbliche”. Gli asset del settore finanziario inglese rappresentano l’830% del pil nel 2014, ossia quattro volte la proporzione avuta negli anni Settanta, mentre i servizi finanziari generano l’8% del reddito nazionale inglese, il 50% in più della media europea.
Difatti Christine Lagarde, direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale, ha accompagnato il rapporto del Fondo Monetario ricordando che “l’adesione all’Ue ha reso il Regno Unito economicamente più ricco facendone un Paese più eccitante, più creativo, più diversificato”.
Nell’ipotesi di un uscita della Gran Bretagna, il Fondo monetario prospetta due scenari possibili. Nel primo, si stima una crescita del PIL britannico del 1,4% a fronte di un impatto più positivo sull’economia; nel secondo invece, la stima soffrirebbe delle conseguenze negative dell’uscita, che ridurrebbero la crescita del PIL al solo 0,8%. Di questo passo, si prevede una diminuzione del PIL de 5,6% entro il 2019, che rappresenta uno colpo molto duro per l’economia britannica.
Al contrario, il Fondo Monetario è ottimista nell’ipotesi inversa, ovvero se la Gran Bretagna scegliesse di rimanere: si prevede che il PIL avrà una crescita forte, del 2,2%, in continuità con la tendenza degli ultimi anni.
La Francia tuona contro l’economia britannica: “O si è dentro o si è fuori – ha commentato il ministro francese dell’economia, Emmanuel – se i britannici sceglieranno di uscire, il Consiglio d’Europa dovrà lanciare un ultimatum a Londra e il nostro presidente della Repubblica sarà molto chiaro al riguardo. Non si potrà restare nell’ambiguità. Il giorno dopo l’uscita dall’Ue non ci sarà più passaporto francese per le imprese britanniche”.
Comunque, in caso di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, per l’Italia si prospetterebbe un danno minore rispetto alla medie dell’Unione Europea, assieme a Francia, Germania e Spagna: il Fondo Monetario infatti sostiene che “nell’Ue i dati mostrano che Malta, Irlanda, Cipro, Olanda e Belgio sono i paesi piu’ esposti per i legami commerciali” sebbene sia molto probabile che “nessuna delle economie europee avrà vantaggi dall’uscita della Gran Bretagna”.
A margine del Consiglio per le Relazioni tra Italia e Usa, il ministro italiano dell’economia, Pier Carlo Padoan, ha commentato il caso Brexit: “bisogna essere fiduciosi che il popolo inglese capisca i benefici di restare in Europa, per loro e per gli altri Paesi” anche se è certamente vero che l’attesa ha reso “i mercati molto nervosi in attesa di un risultato importante”. Nonostante tutto, se poi il risultato confermasse il temuto Brexit, “la Bce ha già annunciato che ci sono misure adatte per contrastare le turbolenze, che sarebbero comunque di breve durata” ha rassicurato il ministro.