Alla fine, come ampiamente preventivato, un altro pezzo di Piazza Affari va all’estero, pur mantenendo il titolo in casa nostra. Parliamo naturalmente di Exor, la holding di casa Agnelli, che attraverso un’operazione straordinaria di fusione per incorporazione (transnazionale), ha spostato la propria sede in Olanda. Un Paese evidentemente più accogliente dell’Italia, dove la tassazione sulle plusvalenze è più severa di quanto avviene nel generoso territorio dei Paesi Bassi.
Tassazione plusvalenze
Al di là dei biglietti da visita e delle ragioni di efficientamento (pur comprovate e non certo disdegnabili) appare infatti chiaro che la ragione principale che ha condotto l’assemblea straordinaria di Exor a deliberare (con ampia partecipazione di intenti, ma non certo con l’unanimità) la decisione di spostarsi in Olanda, è prevalentemente fiscale. Contrariamente all’Italia, dove la tassazione sulle plusvalenze è al 5%, infatti, in Olanda non vi sono aliquote fiscali per quello che, per Exor, rappresenta il principale core business. Un differenziale, quello dei 5 punti percentuali che separano l’Italia dall’Olanda, che potrebbe apparire poca cosa solamente agli occhi di chi non ha in mente quanto ampi e significativi siano gli spostamenti di capitale della cassaforte degli eredi Agnelli.
Dunque, nonostante il timoniere John Elkann abbia voluto concentrare la sua attenzione soprattutto su altri aspetti strategici (sinergie, efficienze, focalizzazione sulle operazioni, ecc.), a nostro giudizio è palese che la leva che ha fatto muovere verso una simile scelta sia prevalentemente di natura fiscale.
Critiche
Immediate sono, intuibilmente, piovute le critiche. L’abbandono di Exor verso i confini olandesi è stato da più parti interpretato come uno “sgarro” nei confronti dell’Italia, che segue la lunga serie di spostamenti in Olanda (Fca, Cnh, Ferrari) già avviati negli ultimi anni, anche e soprattutto in virtù della spinta perpetrata con l’originale contratto Chrysler.
E non sono pochi, si intenda, gli azionisti di minoranza che in occasione della rapidissima assemblea straordinaria (solo un’ora, tra dibattito e votazione) hanno sottolineato come lo spostamento di Exor in Olanda sia stato tutt’altro che “rispettoso”, e forse “figlio” della volontà – da parte del top management – di evitare i confronti (forse, gli scontri) con la minoranza.
Tasse Olanda
Al di là di quanto sopra, è ben evidente la situazione paradossale che sta vivendo l’Olanda negli ultimi anni. Se infatti da una parte il Paese è tra i più ferventi sostenitori dell’austerity e delle rigidità di bilancio (d’altronde, il “suo” Dijsselbloem è tra le principali voci a ricordare con frequenza che il debito italiano è molto elevato, e che gli sforzi della Penisola dovranno essere accentuati), dall’altra parte il suo territorio è stranamente generoso sotto il profilo fiscale, tanto da essere accomunato al Lussemburgo (altro Paese certamente non disattento ai “favori” tributari & co.) per quanto concerne la possibilità di negoziare direttamente con il locale Ministero delle Finanze la possibilità di poter sancire degli sconti fiscali anche rilevanti.
Insomma, un equivoco nell’equivoco. Con un unico risultato: Exor raggiunge le sue controllate sul suolo olandese, divenendo un pò meno italiana (rimane comunque nel nostro Paese l’accomandataria Dicembre) e, almeno per il momento, conservando la sua presenza all’interno del listino di Piazza Affari…