Finalmente qualche buona notizia per il commercio estero italiano, che negli ultimi mesi aveva mostrato qualche crepa da accertare. Secondo gli ultimi dati statistici ufficiali recentemente dati alle stampe, infatti, nel corso del mese di agosto il nostro Paese ha potuto felicemente registrare un aumento per entrambi i flussi commerciali, con un balzo del 2,6 per cento mese su mese per quanto concerne l’export, e un aumento più significativo, pari a 4,4 punti percentuali mese su mese per l’import. Da quanto sopra ne consegue che l’avanzo commerciale in termini destagionalizzati è calato a 3,8 miliardi di euro contro i 4,2 miliardi di euro del mese di luglio.
Ottime performance dei mercati UE
Si noti altresì come ad essere trainanti sono stati i mercati Ue (+3,9 per cento mese su mese per l’export, +5,7 per cento mese su mese per l’import), e che le variazioni dell’energia sono state molto ampie, e pari a + 8,3 per cento mese su mese per l’export, e a -10,6 per cento mese su mese per l’import, così come quelle dei beni strumentali, con un incremento di 3,9 punti percentuali per l’export e una spinta di 10,4 punti percentuali per l’import, entrambi mese su mese. Un dato che, in fin dei conti, potrebbe essere digerito come di ottimo auspicio per la ripartenza del ciclo domestico degli investimenti.
Le variazioni su base annua
Passando all’analisi delle variazioni su base annua (cioè, quelle ottenute confrontando i dati relativi al mese di agosto 2016, con quelli che invece sono relativi ad agosto 2015), evidenziamo come entrambi i flussi hanno fatto segnare un forte rimbalzo (+11,4 per cento per l’export, +9,4 per cento per l’import), condizionato però anche dal diverso numero di giorni lavorativi (uno più ad agosto 2016, pari a 22 giorni feriali, rispetto ai 21 dello stesso mese dell’anno scorso), al netto del quale i progressi sono più contenuti, pur comunque degni di grande nota: +6,8 per cento per quanto concerne i livelli delle esportazioni e +5,5 per cento per quanto invece riguarda i livelli delle importazioni.
Le performance per settore
Passando all’analisi delle prestazioni per i principali settori di riferimento, il comparto che si è dimostrato di gran lunga il più dinamico sia per l’export che per l’import è stato quello degli autoveicoli, con uno sviluppo dell’export del 67,6 per cento e dell’importo del 51,6 per cento, anno su anno. Il settore ha venduto soprattutto in Germania, in Francia e negli Stati Uniti. Di contro, le uniche variazioni tendenziali negative sono quelle di entrambi i flussi nel caso del coke e prodotti petroliferi raffinati (-11,4 per cento per l’export, -33,3 per cento anno su anno per l’import), nonché delle vendite di farmaceutici e articoli sportivi, musicali, medici e degli acquisti di petrolio greggio e gas naturale. Le uniche due aree geografiche che mostrano un rosso in entrambe le direzioni sono Russia (-8,2 per cento anno su anno per l’export, -35,6 per cento anno su anno per l’import) e Mercosur (-7,4 per cento anno su anno per l’export e -5,5 per cento anno su anno per l’import). Tra i Paesi con la maggiore dinamicità di entrambi i flussi si segnalano la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti, mentre a guidare la classifica dell’export sono i mercati asiatici (Cina +28,2 per cento anno su anno, Giappone +24,3 per cento anno su anno). Si tenga inoltre conto come stanno contribuendo per oltre mezzo punto alla crescita delle esportazioni le vendite di metalli verso la Germania. Il comparto della meccanica mostra un contributo all’export totale assai positivo (quasi mezzo punto) verso gli Usa e invece negativo per tre decimi verso la Russia e per oltre un decimo nel caso dei Paesi del Mercosur.
Buone notizie, dunque?
Come anticipavamo in sede di titolo del presente approfondimento, le statistiche che sono state pubblicate nel corso degli ultimi giorni sono sicuramente un aspetto molto positivo. La ripresa del commercio estero ad agosto è infatti un discreto auspicio dopo la stagnazione registrata nei mesi tra maggio e luglio. Conforta il venir meno del contributo negativo da alcuni Paesi emergenti ma anche e soprattutto la ripresa delle vendite verso gli Usa e verso i principali partner Ue. Tuttavia, in questa fase l’import resta più dinamico dell’export, il che lascia in territorio negativo il contributo degli scambi con l’estero alla crescita.