Nonostante, o forse proprio per via della pandemia globale da Covid-19 cui abbiamo assistito a partire dai primi mesi del 2020, molti investitori si stanno domandando se investire nei Paesi emergenti sia una buona strategia. All’inizio di quest’anno diversi grandi investitori hanno scelto i mercati dei Paesi Emergenti per i loro capitali, e il trend sembra non accennare ad arrestarsi. Prima di passare a esplorare le possibilità che si profilano per chi intende acquisire delle obbligazioni Paesi Emergenti, è importante fare chiarezza sul contesto e sulle strategie più indicate e consigliate dagli esperti.
Perché investire in obbligazioni dei Paesi Emergenti?
Come già accennato, nel corso del 2021 i Paesi Emergenti sono stati sempre più scelti dagli investitori. Prima di passare in esame i Paesi cui si fa riferimento, va detto che sono stati oltre 17 miliardi gli investimenti destinati a questi paesi. Uno dei fattori scatenanti è stato il cambio di presidenza negli Stati Uniti d’America e, quindi, la prospettiva di un nuovo slancio verso i mercati emergenti. In testa, la Cina, che secondo gli esperti nel lungo periodo potrebbe arrivare a un faccia a faccia con gli USA.
Per Paesi Emergenti si fa riferimento a un eterogeneo gruppo cui fanno parte, per l’America: Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Messico e Perù. Comprendono poi anche Cina, India, Indonesia, Malesia, Filippine, Taiwan, Corea del Sud, Thailandia, Sudafrica e Russia. I paesi emergenti europei sono Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Turchia, Ucraina, Bulgaria, Croazia, Lettonia e Lituania.
I motivi che potrebbero indurre a pensare che investire sui Paesi Emergenti in questo momento può essere una buona strategia, sono diversi. Innanzitutto la crescita costante del mercato cinese, che già nello scorso anno ha chiuso con il 2,3%. Il PIL di questo paese è destinato a crescere negli anni, anche e soprattutto per via dell’innalzamento del potere di acquisto della classe media asiatica.
Stando ai dati sulla situazione dei Paesi Emergenti per il 2020, l’anno si è chiuso con un guadagno del 7,1%. Il rendimento relativo alle obbligazioni societarie high yield è stato pari al 6,6%. In più, i titoli e le obbligazioni governative dei Paesi Emergenti rendono positivamente, mentre l’inflazione è bassa, a fronte di un bilancio stabile.
Come fare per investire in questi Paesi
Se desiderate investire nei Paesi Emergenti potete scegliere tra tre modalità differenti. Nello specifico:
- investendo in un fondo comune specializzato
- acquistando dei titoli
- investendo in ETF (Exchange-traded fund)
Nel caso dei fondi specializzati, i principali che si possono trovare sulla piattaforma Online Sim sono:
- Morgan Stanley Emerging Leaders Equity AH EUR, che nel 2020 ha reso il 46,97% e che investe principalmente in Asia
- BNY Mellon Emerging Equity Income Fund Classe H, che nel 2020 ha reso il 44,49%. Anche in questo caso l’Asia rappresenta il maggiore investimento.
- Carmignac Emergents Classe A Eur Acc, che nel 2020 ha reso il 39,49% e investe America Latina, Asia, Europa dell’Est, Medio Oriente e Africa.
- Nordea 1 – Emerging Stars Equity Fund Classe BP Usd, che nel 2020 ha reso il 21,73 e che investe perlopiù nel settore tecnologico dei mercati emergenti dell’Asia.
- Threadneedle (lux) Global Emerging Market Equities Classe D, chenel 2020 ha reso il 18,85% investendo come il precedente.
Le obbligazioni sono una buona alternativa, se si possiede sufficiente esperienza. In questo contesto possono infatti risultare difficile da gestire in quanto spesso si tratta di titoli illiquidi o non presente sui mercati ufficiali del nostro paese.
Investire in ETF nei Paesi Emergenti
Il motivo per cui gli esperti consigliano di investire in ETF in questi paesi è principalmente quello della diversificazione del rischio emittente. Questo è un consiglio applicabile in generale agli investimenti in ETF. In più, con questa soluzione ci si libera di scadenze e si può scegliere tra un vasto numero di bond altrimenti inarrivabili. L’importante è considerare che le fluttuazioni sono previste, ma che l’andamento dovrebbe restare tuttavia stabile, con un rendimento complessivo che, per esempio, negli anni passati ha toccato anche il 63,07%.