La Banca Centrale Europea ha scelto di non decidere e, ancora una volta, ha rinnovato la propria politica comunicativa accomodante, senza tuttavia toccare tassi di interesse e quantitative easing, il cui termine rimane orientativamente fissato a marzo 2017 (contro attese di prolungamento di almeno un trimestre). Il quantitative easing rimane stabile anche per quanto concerne la sua entità, pari a 80 miliardi di euro al mese, rinviando se stesso (e tutti i macroeconomisti) alla riunione di dicembre, quando probabilmente saranno annunciate proroghe dei termini e, forse, anche una modifica del suo ammontare, o una variazione della sua struttura.
Tassi BCE
La prima (non) decisione della BCE era ampiamente attesa: lasciare invariato il costo del denaro. Il tasso di riferimento nell’Eurozona rimane dunque congelato a quello stabilito dallo scorso 16 marzo, pari a zero. Rimane invece in territorio negativo (- 0,4%) il tasso di riferimento sui depositi, che disciplina il rendimento che le banche attendono (ora, negativo) per i loro depositi di un giorno lavorativo presso le casse della Banca centrale. Da oltre due anni il tasso è negativo, per poter stimolare la circolazione del denaro. In altri termini, le banche pagano per poter mantenere in parcheggio il proprio denaro presso le sicure strutture della BCE.
Quantitative Easing
Le novità erano invece attese sul fronte del quantitative easing, specialmente da chi è a caccia di investimenti ad alto rendimento. Gli analisti auspicavano un incremento della durata del piano di “generosità” monetaria di almeno tre o sei mesi rispetto alla scadenza originaria del mese di marzo 2017, o in alternativa una revisione dei propri meccanismi, che potesse garantire una maggiore flessibilità agli acquisti che sono effettuati dalle banche nazionali, pur sotto la supervisione della stessa Eurotower. Eppure, nella sua comunicazione, l’istituto di Draghi ha conservato una posizione prudenziale, ribadendo gli 80 miliardi di euro di acquisti mensili fino alla fine di marzo 2017.
Ad ogni modo, nella sua stessa dichiarazione la BCE ha affermato ancora una volta che il termine non è da indicarsi “rigidamente”, bensì in maniera indicativa. Pertanto, è già stata anticipata la possibilità che la scadenza possa essere aggiustata sulla base dell’evoluzione dei prezzi, in maniera coerente con il proprio obiettivo di inflazione che, ricordiamo, dovrebbe tendere al 2%. Insomma, nessuna chiusura definitiva per un ritocco della temporalità del piano di quantitative easing attualmente in vigore, che difficilmente si esaurirà nel mese di marzo 2017.
Revisioni di crescita e inflazione
L’ultima parte delle attese era infine concentrata sulle revisioni sulla crescita e sull’inflazione. Ebbene, come ampiamente atteso, lo staff di economisti dell’istituto tedesco ha rivisto leggermente al ribasso quelle che erano le precedenti stime, con la previsione che la crescita dell’economia europea proseguirà, ma a ritmo moderato e stabile. L’inflazione risalirà inoltre gradualmente nei prossimi mesi, con una limatura all’1,2% per il 2017, e una conferma dei dati per il 2016 e per il 2018. Per quanto concerne invece le stime sul Pil, la BCE ha stimato un incremento dell’1,7% per il 2016, un aumento dell’1,6% per il 2017, e identica proporzione per il 2018.