Slitta il tavolo politico che domani avrebbe dovuto condurre, gli uni davanti agli altri, le parti sindacali e il governo. Con una breve dichiarazione del ministro del Lavoro Giuliano Poletti i media sono infatti stati informati che l’esecutivo ha concordato con le organizzazioni sindacali di ricalendarizzare l’incontro per il prossimo 27 settembre o, comunque, per una data della prossima settimana. Ma perché il vertice è saltato? Cosa c’è dietro questa presa di posizione che sembra celare qualche perplessità in più rispetto alle stringate informative che sono state diramate in queste ore?
Riforma pensioni 2016
Il tema della riforma pensioni 2016 è un tema particolarmente caldo, e in questi giorni si sono sovrapposte alcune dure prese di posizione da parte delle organizzazioni interessate. Dunque, agli occhi più cinici, lo slittamento non è da considerarsi elemento di sorpresa. Ma cosa c’è realmente dietro questo slittamento del tavolo politico? Facile soffermarsi sulle giustificazioni, quanto meno “curiose”: secondo Palazzo Chigi, infatti, lo slittamento sarebbe figlio delle “difficoltà” di uno dei leader sindacali, mentre proprio dalle sigle confederali si parla di una indisponibilità “tecnica” del governo.
A prender per buona – con le dovute cautele – la posizione dei sindacati, si potrebbe ipotizzare che in realtà l’indisponibilità tecnica possa celare la mancanza di una proposta scritta da porre sul tavolo, come invece richiesto dalle sigle sindacali e in particolar modo dalla Cgil. Insomma, secondo le fonti bene informate (ma chissà quanto?) a mancare sarebbe la sostanza. Tanto vale, dunque, rinviare anche la forma, prendendo una ulteriore settimana di tempo per poter predisporre soluzioni concrete per poter facilitare l’uscita flessibile dei lavoratori, con un occhio al budget.
Riforma pensioni 2016 costi
Già, il budget. Per il momento tutto ciò che è stato reso noto, per fonti dello stesso governo, è che i costi per sostenere l’Ape sono pari a 2 miliardi di euro (contro 2,5 miliardi di euro minimi richiesti dai sindacati). Di questi 2 miliardi di euro, 1 miliardo verrà destinato ai pensionandi attraverso l’Ape, il prestito pensionistico, e gli aiuti ai lavoratori precoci e impiegati in attività usuranti), mentre 1 miliardo di euro dovrebbe finire nelle tasche dei pensionati (mediante ampliamento della quattordicesima e una no tax area innalzata).
Altro mistero sullo slittamento del tavolo è la tempistica con la quale è stato annunciato. Un’ora prima dell’annuncio, infatti, il ministro Poletti era stato intercettato dai giornalisti, assicurando che si era oramai vicini alla condizione sull’Ape. Poco più tardi, invece, il ministro ha dichiarato agli stessi giornalisti che vi sarebbe bisogno di procedere a un nuovo completamento del lavoro svolto finora, pur precisando che è “un buon lavoro”. Cosa sia successo in quest’ora è naturalmente avvolto nel mistero, ma non è escluso che siano sorti dei problemi, appunto tecnici, che hanno giustificato la necessità di riformulare calcoli e previsioni.
Riforma pensioni 2016 uscita anticipata
In attesa di saperne un po’ di più, fino a questo momento è ben lecito parlare della riforma delle pensioni 2016 sul fronte Ape, unico punto fermo (per ora) della ristrutturazione del sistema pensionistico. Il prestito per poter andare in pensione fino a 3 anni prima del possibile, finanziato dalle banche e assicurato, da rimborsare in rate ventennali al raggiungimento del requisito per la quiescenza (66 anni e 7 mesi) sembra essere rimasto sul tavolo con le caratteristiche previste.
Per quanto invece concerne il resto, molto rimane da decifrare e da considerare. E l’impressione è che nei prossimi giorni che separeranno dal prossimo tavolo di confronto con i sindacati, le novità potrebbero non mancare di certo, andando ad arricchire il novero e delle possibili valutazioni di merito…