La scorsa settimana si è conclusa, come più volte vi abbiamo documentato, con un focus sulla BCE. Nella sua riunione di giovedi, l’istituto monetario europeo di Mario Draghi ha dichiarato di non aver ancora discusso che cosa farà con il programma di acquisto dopo marzo 2017, ovvero dopo la scadenza naturale del piano di quantitative easing. Ogni decisione sembra dunque essere stata rimandata a dicembre, l’ultima occasione utile per il 2016: in tale appuntamento Draghi & co riusciranno a disporre anche delle stime per il 2019 (mentre fino ad oggi si è avuto modo di lavorare “solamente” sul biennio 2017 – 2018) e forse delle indicazioni indicazioni più esaustive sul ciclo (anche se già le informazioni in attuale possesso dello staff BCE sembrano essere sufficienti per potersi orientare a dovere). Draghi ha inoltre assicurato che “un’interruzione improvvisa degli acquisti non è contemplata” ma non è affatto scontato che riuscirà a ottenere un consenso sufficiente per estendere il programma senza ridimensionarlo. Dunque, per il momento lo scenario centrale non può che essere quello di un prolungamento moderato del piano di quantitative easing, probabilmente a settembre 2017 (mentre è più arduo che si possa arrivare a una modifica strutturale del QE). Ricordato ciò, lecito pensare a quel che potrebbe accadere nei prossimi giorni: quali saranno i market mover della settimana appena cominciata?
Cosa non dovete perdere questa settimana
Nell’area euro la tornata di indagini congiunturali di ottobre fornirà informazioni sul ciclo Eurozona. La fase di ripresa moderata dovrebbe essere confermata, grazie anche ad un contributo più vivace del manifatturiero. Il PMI composito è visto in aumento a 53,0 punti grazie ad un miglioramento nei servizi, mentre l’indice di attività dovrebbe esser poco mosso nel manifatturiero. L’indice IFO potrebbe arretrare dopo il balzo del mese precedente, uno dei più ampi dal 2010. L’indice INSEE è atteso in rialzo a 104 punti, mentre la fiducia delle imprese in Italia dovrebbe essere poco mossa dopo l’aumento del mese scorso a 101,9 punti. L’indice di fiducia economica della Commissione UE è atteso stabile a 104,9 punti, per un livello che è coerente con una crescita del PIL al di sopra del potenziale.
Sempre in riferimento all’area euro, le stime preliminari dovrebbero mostrare l’inflazione ancora in aumento in Germania a 0,7 punti percentuali e Francia a 0,6 punti percentuali. Le prime stime sul terzo trimestre dovrebbero mostrare una crescita più sostenuta del PIL in Francia (0,3 per cento trimestre su trimestre da -0,1 per cento trimestre su trimestre) ma una lieve moderazione in Spagna.
La settimana ha diversi dati rilevanti in uscita anche dall’altra parte dell’Oceano, negli Stati Uniti. La tondata di informazioni dovrebbe confermare il proseguimento della ripresa moderata. La stima advance del PIL del terzo trimestre dovrebbe registrare un’accelerazione della crescita, a 2,7 per cento trimestrale annualizzato, spinta soprattutto dai consumi ma supportata anche da investimenti residenziali, scorte e canale estero. Gli indici di fiducia dei consumatori a ottobre dovrebbero restare su livelli elevati. A settembre, il deficit commerciale dei beni dovrebbe ampliarsi, le vendite di case nuove dovrebbero mantenersi su un trend di rapido rialzo.
I dati in uscita non dovrebbero comunque influenzare in maniera radicale l’evoluzione delle politiche monetarie nelle principali aree economico – finanziarie del globo, con la conseguenza di rendere particolarmente di interlocuzione l’attuale momento. Difficilmente i dati provenienti dagli Stati Uniti tradiranno le attese, e se rispetteranno gli auspici andranno a conferire nuove supporto a tutti coloro che ritengono che novembre sia il momento giusto per poter rialzare i tassi di interesse di riferimento. A nostro giudizio – ribadiamo – a novembre la Fed non si muoverà in questo senso, preferendo invece digerire l’evento macroeconomico delle elezioni presidenziali USA (che si terranno pochi giorni dopo il FOMC dei primi di novembre), e muovendo i tassi fed funds in rialzo di 25 punti base solamente a dicembre, più o meno nelle stesse giornate in cui la BCE cercherà di formalizzare un incremento del quantitative easing di almeno tre o sei mesi.
La stagione elettorale è alle porte
Allo scenario di cui sopra bisogna infine ricordare come la stagione elettorale sia effettivamente alle porte. Al di là del main event dell’8 novembre (elezioni presidenziali USA), il mese di dicembre darà il via a una serie di interessanti appuntamenti, come il referendum costituzionale italiano e, successivamente, i rinnovi di alcune Camere e Governi nel vecchio Continente.
Uno dei principali appuntamenti, su cui torneremo più volte nelle prossime settimane, è relativo alle elezioni transalpine. Con una crescita acquisita all’1,1 per cento alla fine del secondo trimestre e il budget 2017 in votazione all’Assemblea Nazionale, la seconda metà dell’anno potrebbe aggiungere un paio di decimi al PIL 2016. L’economia nel suo complesso sta progredendo in modo abbastanza equilibrato, ma a rilento rispetto alle attese d’inizio anno. Chiuso il 2016, da gennaio la campagna elettorale entrerà nel vivo…